Recensione al libro “ Manuale di Resistenza al Pensiero Unico – Dal Gender al Transumanesimo” di Simone Pillon.
di Fabiola Riccardini
“Le leggi contro l’omofobia sono solo il primo passo” è così che inizia il Manuale di Resistenza al Pensiero Unico- dal Gender al Trasumanesimo di Simone Pillon, edizioni Giubiliei-Regnani 2022.
Incipit più efficace non poteva essere scelto dall’autore, per poi descrivere il percorso di proposte di leggi e/o leggi che trattano l’argomento. E tutte le conseguenze che le sole proposte hanno comportato come corollari, come ad esempio cosa sarebbe comportato per l’Istat se fosse stata approvata la legge proposta da Zan, cioè “una rilevazione annuale per gli episodi di presunta omofobia, anche se non è dato di capire se si debba tener conto delle segnalazioni, delle querele o delle condanne ( e son tre cose ben diverse)”.
Se “tutto è famiglia, e dunque più nulla è famiglia”, altro inizio di paragrafo del libro di Pillon, è un concetto molto ben spiegato dall’autore, su cui non si può non riflettere. Anche per gli statistici è chiaro che se uno definisce una cosa, allora c’è un fuori e un dentro, ma se si dice per un concetto è tutto, allora non si definisce nulla. Questo è un tema evidenziato del pensiero unico dall’autore per capire realmente cosa sta succedendo alla nostra politica e non solo. La cancellazione di padre e madre sui certificati di nascita (durante il governo Gentiloni la modulistica ufficiale del ministero dell’Interno era stata modificata, imponendo l’uso di “genitore 1 e 2” al posto di “padre e madre”), o anche nelle scuole si è tentata un’azione simile, ci pone dei quesiti inquietanti per chi pensa, come la sottoscritta, che la famiglia sia il cardine della società e se guardiamo alla Natura è evidente che c’è un padre e una madre, si chiameranno, dall’uomo, in modo diverso, ma esistono come elementi del DNA di ogni essere vivente che definiscono un maschio e una femmina.
Questo processo di cancellazione di “padre” e “madre” nasconde un transumanesimo (n.d.r. con questo termine si devono intendere vari gruppi di persone che vogliono superare l’idea di uomo-umanesimo come lo abbiamo inteso fino ad oggi e che pensano, tra l’altro, alla macchina come evoluzione dell’uomo, ben rappresentata con un’iconografia uomo-Dio che va-evolve verso una macchina e che costituisce un insieme di persone, molto potenti negli Stati Uniti, tanto da essere rappresentati in Parlamento con forze autonome), dove si tenta di andare oltre l’uomo, o meglio pensare che l’uomo possa sovvertire le regole della Natura. Questo non vuol dire non riconoscere che in Natura ci sono varie forme di espressioni sessuali degli essere viventi, e degli animali in particolare, ma sempre elementi maschili e femminili esistono. La prevalenza degli elementi crea la definizione di maschio e femmina. Se si sostiene che tale definizione è un processo culturale e non naturale, allora il transumanesino si compie.
Andare oltre la Natura, come ripetutamente nel libro si spiega, anche con la teoria del Gender, vorrebbe significare: far adottare alle persone comportamenti che mirano ad un’autodistruzione dell’uomo. Ma questo concetto non si ritrova anche negli studi o nelle politiche relative ai cambiamenti climatici? Personalmente ritengo che questo collegamento vada fatto e che si leghi molto bene per capire cosa stiamo rischiando come genere umano in questo periodo storico. Se l’uomo è stato capace di assumere forza e sprigionare forze, come quelle descritte nelle ere geologiche che ci hanno preceduto, allora bisogna esserne per primo coscienti e poi capire cosa questo ha comportato e soprattutto cosa comporterà per il nostro futuro. L’aspetto sociale esposto nel libro di Pillon pone delle domande e cerca di dare delle risposte per capire i nostri tempi per poi adottare dei comportamenti verso un cambiamento di rotta per “salvare” il genere umano.
“Nessun conflitto maschi-femmine o peggio nessuna rivendicazione di identità potrà mai risolvere nulla, perché la natura umana è intrinsecamente uni-duale, e ogni lotta tra uomo e donna, tra marito e moglie, tra padre e madre sarà pagata a caro prezzo dai più deboli, dai più fragili: dai figli. Come che sia, anche accettando il principio della conflittualità e della dialettica tra maschile e femminile, il ragionamento, pur non condivisibile, conserva una sua umanità, posto che nell’idea di conflitto residui comunque il riconoscimento della alterità: nel riconoscere l’altro, nel non concordare con l’altro. Anche nel lottare con l’altro è, comunque insito il riconoscimento dell’altro come proprio alter ego, come altro da sé, con cui nonostante tutto confrontarsi…” Con queste frasi Pillon chiaramente spiega la realtà che abbiamo di fronte a noi e chi paga il prezzo più alto: sempre il più debole.
Il libro poi conclude con un’agenda per la politica per la famiglia al fine di arginare “i pericoli delle ideologie” contro l’uomo come genere umano.
Aggiungo che l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, definendo gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nel 2015, ha messo in campo il primo tentativo dei Paesi del mondo che l’hanno sottoscritta, per superare i rischi che stiamo correndo e che ci porteranno sempre più a crisi ricorrenti, non solo climatiche, ma anche sociali ed economiche, passando per istituzioni sempre più fragili. Se non poniamo rimedi immediati, la sopravvivenza umana sarà sempre più in dubbio. Questi obiettivi si ritrovano anche nelle ultime Encicliche del Santo Padre, che non a caso partecipa direttamente o con suoi rappresentati (dello Stato Vaticano) ai lavori delle Nazioni Unite sul tema del benessere e sviluppo sostenibile.
Il lavoro di ARPSESS va proprio in questa direzione e il libro di Simone Pillon, come tanti altri del resto, rappresentano dei momenti di riflessione utile e di doverosa attivazione da parte di ognuno di noi. Buona lettura.


